Quando varchi quella passerella hai la netta sensazione di trovarti su un qualcosa che non vedi tutti i giorni.
Spiriti antichi abitano quei legni.”
A bordo di Odysseia Lefkada
Un giorno su Odysseia
Capitan Gerasimos iniziò a lavorare molto presto.
A 8 anni si procurava qualche dracma al porto di Nidri prendendo le cime di ormeggio dalle barche dei pescatori che rientravano dalle loro battute fra le isole ancora immacolate di Scorpio e Madouri.
A soli 15 anni chiese di poter salire a bordo di uno di quei minuscoli battelli da pesca come mozzo ma non ne aveva ancora l’età, “c’è bisogno della firma di tuo padre” gli rispose il capitano del piccolo peschereccio.
Il piccolo Gerasimos minacciò il padre di scappar di casa se non avesse siglato con l’inchiostro quel pezzo di carta.
Così ebbe inizio la carriera di uno dei più famosi marinai di Lefkada.
Un’isola che non doveva allontanarsi molto dalla Sicilia dei Malavoglia narrata da Verga.
Captain Gerasimos – Lefkada Odysseia
Per aiutare i fratelli e la famiglia iniziò prima a lavorare sui tanker e poi quando Onassis divenne ciò che lo rese un semidio agli occhi dei locali, ebbe l’onore di prestar servizio sulla splendida Christina. All’epoca lo yacht più grande e lussuoso al mondo.
Quando Gerry ti parla della sua vita e della sua storia hai l’impressione di parlare con un uomo immortale, che non ha un solo rimpianto nella vita.
La prima barca della sua famiglia, un piccolo 8 metri, si chiamava Odysseia.
“Come il Re di Lefkada.”
Perché sia chiaro, la vera Itaka a bordo di Odysseia è Lefkada.
E dopo anni, quando con i fratelli diventaron tutti armatori Gerry scelse la più piccola della flotta e prese la sua strada.
Anche se diversa e più grande del vecchio 8 metri da lei ne ereditò il nome,
“perché lo spirito di Odisseo è ancora qui Fabio! Non ha mai abbandonato l’isola.”
Quella con Odysseia non è una normale gita turistica.
A bordo ci si diverte come adolescenti.
Ho visto personalmente vecchietti fare tuffi dal pulpito di poppa ed una volta risaliti a bordo rituffarsi ancora, per poi chiedere alla ciurma dove fosse finito il coraggio dei giovani.
Gerry è il più casinista, il più pazzo, colui che ti fa tornare bambino con il suo sorriso contagioso.
Un folletto di un’altra epoca che ama scherzare con la gente ed arrampicarsi sulle sartie come se avesse vent’anni, ma che quanto ti parla di storia ti rendi conto di essere di fronte ad una persona con l’esperienza di un bicentenario.
Funny moments – Odysseia Lefkada
A bordo ci si diverte respirando cultura.
E’ una continua favola fra la storia delle isole che ti circondano.
…Mentre Odysseia resta silenziosa avvolta nel suo fasciame…
La giornata inizia con il suono della conchiglia.
Odysseia molla gli ormeggi e naviga sicura nel canale tra Lefkadae Meganissi fino a raggiungere la grotta di Papanikolis dove… neanche a dirlo.. Gerry è il primo a tuffarsi.
Non importa che l’acqua sia 11 o 15 gradi, lui misura la temperatura, la comunica alla ciurma e qualsivoglia sia il numero indicato accanto alla colonnina di mercurio si tuffa comunque.
Al timone c’è Dimitris: figlio, primo ufficiale e futuro capitano di Odysseia.
Ti gira la barca in un fazzoletto.
Come ho già scritto diverse volte i greci sono nati per esser messi al comando di una barca.
Dimitri non fa eccezione.
Dimitri – Lefkada Odysseia
L’acqua a quell’ora è un caleidoscopio di riverberi verdognoli.
La ciurma cerca di seguire l’esempio del capitano e si tuffa alla spicciolata esplorando il blu dell’interno della grotta.
Non ci puoi entrare con Odysseia, l’albero è troppo alto.
Ma Gerry ad un certo punto si sporge dalla falchetta e mentre tiene d’occhio la punta dell’albero manovra manetta e timone con… i piedi!
Quando l’albero è a qualche centimetro dalla roccia Gerry riprende la conchiglia e suona il suo corno nella grotta. L’eco è di quelli che si ricordano.
Dopo il primo bagno e le delucidazioni in diverse lingue di Caterina, la bravissima guida che tra l’altro è la moglie del nostro proprietario di casa, la navigazione prosegue verso Meganissi.
Lì Dimitri fa un’altro ormeggio dove tutto ti sembra facile e con Caterina si scalano 150 gradini fra la vegetazione di Meganissi fin su al villaggio di Spartochori.
Chi invece vuole solo riposarsi ha a disposizione una bellissima spiaggia.
Porto Spilia Meganissi – Odysseia Lefkada
Meganissi è una bomboniera e Spartochori è il più classico dei villaggi della Grecia Ionica.
Il prete del villaggio ci apre una splendida chiesetta, dove oltre a raffigurazioni di San Giorgio alla quale è dedicata ci sono delle splendide icone di San Nicola, che da queste parti ha lasciato il segno.
La tappa successiva è la spiaggia di Glimaki dove Vassili sta già allestendo una grigliata da ben prima dell’arrivo di Odysseia.
Durante il viaggio l’equipaggio coinvolge gli ospiti, è come essere in una gita di terza media dove i maestri ti servono ouzo da un’ anfora. Solo che uno di loro ha una bandana in testa ed un sorriso perennemente stampato sul volto.
Ouzo&sorrisi – Odysseia Lefkada
La grigliata sulla spiaggia ristora gli animi, tra una bracciata ed un souvlaki si fraternizza con tutti e si risale a bordo più amici di prima.
Glimaki bbq – Odysseia Lefkada
In barca il clima è di festa e quando si raggiunge Scorpio gli occhi del comandante si illuminano.
La conosce bene quell’isola, conosce bene la famiglia che la comprò. Ora è tutto diverso e glielo si legge in faccia anche se il sorriso non svanisce mai.
La navigazione continua rasente Sparti, l’isola che fu di Alexandros.
A bordo ci sono diversi album con antiche fotografie delle isole. Alcuni che raccontano la vita della famiglia Onassis, altri che raccontano la storia della barca, foto in bianco e nero dove un giovane marinaio identico a Dimitris era in prima linea a metter le mani fra il fasciame di Odysseia in costruzione. Era il giovane Gerasimos.. che ad un certo punto lancia un ordine e la rotta si inverte.
I marinai corrono alle drizze della vela ed ad un tratto l’occhio di Odisseo si spalanca, il motore tace ed il legno avanza.
L’occhio di Odisseo – Odysseia Lefkada
Sono vicino alla timoneria, Dimitri è alla ruota ed un pensiero mi entra in testa involontario come una folata di Maestrale.
Non ho mai avuto il piacere di manovrare una barca a vele quadre. Da Marinaio è un qualcosa di imperdonabile.
Basta uno sguardo e Dimitri mi legge nella mente, mi sorride e mi fa segno indicando il timone.
Tocco quel legno ed avviene uno scatto mentale.
..Odysseia non tace più..
Un brivido mi sale dalle mani sulle braccia e mi risveglia antichi istinti.
La prua è reattiva e dopo qualche secondo sono in grado di anticiparne gli scarti.
Non sento più un singolo suono estraneo a bordo, come se fossi perso in un silenzio infinito all’interno di una bolla.
Solo lo scroscio dell’acqua sullo scafo, il vento fra le sartie, la stoffa della vela che si stira ed i perni del timone quando correggo la rotta.
Ora conosco il segreto dell’eterna giovinezza di Gerasimos.
Essere al timone di Odysseia alla vela è un qualcosa che va oltre l’alchimia.
Spiriti antichi abitano quei legni, anime che si librano in mare e che giocano con noi miseri mortali.
Marinai di altre epoche incuriositi dalla forma di quello scafo a loro noto e che del loro antico re porta il nome.
Quando tutto svanisce mi rendo conto che l’equipaggio ha appena serrato la vela.
L’occhio di Odisseo si chiude ed il suo spirito torna nell’Ade.
Io mi stacco con una carezza dal timone ed il cuore riprende il suo ritmo.
Guardo Dimitri che increspando le labbra in un mezzo sorriso annuisce con la testa. Lui lo sa, l’ha vissuto tanti anni prima.
E’ lui il predestinato che porterà con se per tanti anni a venire l’eredità di suo padre, raccolta a sua volta dal nonno a cui qualcuno sussurrò, in sogno o in un soffio di vento, di chiamare quell’antico piccolo legno di 8 metri con il nome del re di Lefkada, come a volerne preservare in mare lo spirito.
Inspiro profondamente e Gerry mi si avvicina.
Sorride sempre ma ha uno sguardo profondo. Quasi indagatore. Guarda Dimitri che annuisce, poi guarda di nuovo me. Mi passa un braccio intorno al collo e mi scuote amichevolmente.
Non so che dire.. così come sempre faccio in questi casi dico la prima cosa che mi viene in mente:
“che c’è di meglio se non fare delle tue passioni il tuo lavoro?”
“Hai capito tutto della vita Fabio” mi risponde.
Quando la ciurma eccitata e contenta è andata via Gerry mi racconta la sua personale versione dell’Iliade e dell’Odyssea mostrandomi le illustrazioni incise nel legno attorno al bancone che funge da bar.
Lo fa con un trasporto che ti porta nella storia, sui suoi luoghi, in quei tempi. Ne senti quasi i profumi della terra e delle alghe sulle spiagge, dei legni riscaldati al sole, percepisci l’ansia degli uomini che l’hanno vissuta.
Sul davanti, tracciate su una cartina, ci sono le due teorie sulla rotta di Ulisse. Una si ferma nel Mediterraneo, l’altra varca le colonne d’Ercole e continua fino ai Caraibi ed oltre.
“perché anche a nuoto un uomo ci avrebbe messo meno di vent’anni a tornare ad Itaka Fabio!” dice.
“Ma non tutto è scritto nei libri di scuola sai..” e qui si fa serio.
“In fondo se ci pensi.. chi era Omero?” dice con occhi che gli brillano.
“Come faceva un uomo cieco a raccontare con dovizia di particolari così dettagliata ciò che successe a Troia e ciò che visse Ulisse dopo”.
“Eh Fabio… questa è un’altra storia..” dice sospirando.
“Ma te la racconterò un’altra volta.”
Io resto ammutolito, come un nipotino di fronte al nonno che ha appena terminato di raccontargli la sua fiaba preferita.
Tra saluti ed abbracci imbocco la passerella, i passamani rivestiti in cime mi indicano la via.
Guardo la linea filante della poppa e ne accarezzo i legni con le dita.
Bravissimo hai saputo comunicare le emozioni che si possono provare a salire sulla barca di Capitan Gerasimos, che meriterebbe un premio da parte della Municipalità per l’attrazione che ha saputo ricreare con la sua Odysseia. Appena arrivo prendiamo una delle sue anfore e le riempiremo di vino bianco di Itaca a 17 gradi prodotto da un contadino di Stavros proprio accanto alle rovine del palazzo di Ulisse. Poi ci prendiamo una ciucca memorabile!
Caspiterina che racconto da pelle d’oca… Leggendo i tuoi racconti sto facendo la lista delle cose che farò quando tornerò a lefkada!!! Mitico Fabio, mi prenderò la confidenza di soprannominarti L’uomo che sussurra alle barche, se posso naturalmente…
Bravissimo hai saputo comunicare le emozioni che si possono provare a salire sulla barca di Capitan Gerasimos, che meriterebbe un premio da parte della Municipalità per l’attrazione che ha saputo ricreare con la sua Odysseia. Appena arrivo prendiamo una delle sue anfore e le riempiremo di vino bianco di Itaca a 17 gradi prodotto da un contadino di Stavros proprio accanto alle rovine del palazzo di Ulisse. Poi ci prendiamo una ciucca memorabile!
Caspiterina che racconto da pelle d’oca… Leggendo i tuoi racconti sto facendo la lista delle cose che farò quando tornerò a lefkada!!! Mitico Fabio, mi prenderò la confidenza di soprannominarti L’uomo che sussurra alle barche, se posso naturalmente…
Sono felicissima per te e per le tue scelte.