Lefkada Official

Lefkadians life

Lefkada Official
Blog

Diavassidia, la laguna blu.

 

La prima cosa che si nota arrivando a Lefkada via terra è una bellissima chiesetta su una minuscola isola.. e la mia prima volta non ha fatto eccezione.

Isola San Nicola

Piccolo estratto del mio libro attualmente in fase di revisione.

Mentre guidavo assaporando il piacere del viaggio e la bellezza del paesaggio rimasi incantato da questa splendida visione.

Rallentai sino a fermarmi ed accostai a bordo strada.

Una distesa d’acqua immobile accesa dal rosso del tramonto si apriva davanti ai miei occhi. Le folaghe e gli aironi zampettavano pigramente immergendo di tanto in tanto la testa nell’acqua bassa procurandosi la cena.

Nell’immobilità magica che ammiravo e nel silenzio totale che avvolgeva il luogo una casetta galleggiava nel bel mezzo della laguna.

Presi la reflex, montai il teleobiettivo ed inquadrai meglio il piccolo e grazioso edificio dal tetto spiovente.

C’era una veranda sul davanti per godere di un po’ d’ombra nelle lunghe e calde giornate estive, quello che sembrava un pozzo, ed in fine un campanile.

Solo allora mi accorsi che si trattava di una chiesetta.

Solo qualche tempo dopo capii che era dedicata a San Nicola, lo stesso Santo della mia città natale.

Innumerevoli sono le volte che sono tornato in questo posto per ammirarlo dalle più diverse angolazioni.

Nelle giornate di Maestrale si notano le onde blu notte frangersi su una barriera di roccia che difende una laguna di acqua limpida e cristallina.

Chiesa di San Nicola Lefkada

Anni dopo ebbi un dejavù.

Ero dall’altro lato dell’Atlantico su uno sperduto isolotto dei Tobago Cays.

Al posto degli ulivi c’erano delle palme ed al posto della chiesetta c’era la capanna di un pescatore. I coralli sostituivano le rocce in una splendida barriera corallina, ma la bellezza e la sensazione di pace assoluta nonché la convinzione di essere in quanto di più vicino al Paradiso possa esistere era la stessa.

Durante uno dei miei usuali giretti a zonzo qua e la, capitai in un posticino oggi molto famoso ma all’epoca della mia prima volta alquanto sconosciuto.

Ero come sempre con Alina ed i nostri cagnolini.

Palude di Lefkada

Prima di arrivare al ponte d’accesso di Lefkada sulla sinistra c’è una palude ed una collina con l’antica rocca di Griva.

Continuando ad avanzare verso l’isola sulla destra c’è uno svincolo non segnalato che da accesso ad una strada sterrata.

Dopo qualche centinaio di metri tra buche e dossi si arriva ad un piccolo parcheggio. Se lo mancate non c’è problema, la strada è chiusa.

Dal parcheggio, camminando in direzione Nord Ovest, si accede ad un piccolo, lungo e malandato ponte di legno.

Il ponte di legno

“io non ci cammino li sopra” disse Ali perentoria.

Bibi e Pepi fecero fisicamente di si con la testa dando manforte ad Alina mentre Tarallo nemmeno si avvicinò, interessato più che altro agli organismi viventi della melma paludosa nella quale affondano i pilastri in legno mezzi marci del ponte.

Io dissi semplicemente “ok”.

Presi la reflex e facendo attenzione a non camminare al centro delle assi, molte delle quali erano e sono tutt’ora mancanti, superai la palude un passo alla volta.

Giunto dall’altro lato ebbi la netta sensazione di essere in un altro mondo.

Una cunetta di sabbia divideva la palude dalla laguna.

Superata la duna, una delle più belle spiagge che abbia mai visto si distendeva a perdita d’occhio a destra ed a sinistra.

Non c’era nessuno.

Spiaggia Diavassidia

Il mio primo pensiero fu quello di tornare indietro e far attraversare il ponte al resto della truppa, cosa che in seguito negli anni abbiamo fatto innumerevoli volte.

Ma quel momento me lo volli godere e tenere tutto per me.

Iniziai a passeggiare incantato dallo scroscio dolce dell’onda che si infrange sulla battigia, accentuato da quello delle sorelle maggiori che frangevano la barriera.

Non ci sono troppi alberi laggiù, solo profumati cespugli di macchia mediterranea che cantano insieme al vento che ne attraversa i rami sottili.

Sullo sfondo, minuscola e quasi invisibile la chiesetta di San Nicola.

Mi misi a camminare su questa lingua di sabbia in direzione Nord-Est e la chiesetta diventava sempre più visibile, man mano che mi avvicinavo.

Ero fuori dalla mia dimensione terrena, ricordo che nemmeno scattai foto per non violare la beatitudine del momento.

Ero in un luogo dove il tempo non contava più, come se il ponte fosse l’accesso ad un passaggio spazio temporale.

Riuscivo come a distaccarmi dal corpo ed a vederlo camminare sulla spiaggia, solo su una lingua di sabbia fra una palude ed una laguna immacolata.

Spiaggia Diavassidia – Lefkada

La sensazione era quella di vivere all’interno di una bolla dove lo spirito del luogo ti racconta la sua storia.

Ed ecco apparire una figura quasi sfocata, che diveniva sempre più reale man mano che si avvicinava. Era splendida ed assomigliava ad una dea dell’antica Grecia.

Aveva i capelli rossi e cavalcava un veloce cavallo Serbo.

Non parlava, ma il suo sguardo era severo. Sembrava quasi dire “cosa ci fai nella mia terra?”

Si fermò, girò lo sguardo verso l’isola, poi puntò l’Acarnania e sparì galoppando veloce.

Proseguii ed arrivai alla fine della lingua di sabbia.

Da lì l’isola sembra a portata di mano, basterebbe solo attraversare l’acqua bassa e limpidissima.

La laguna blu – Lefkada

Sentii un fruscio alle mie spalle. Mi girai ed uno splendido cavallo Serbo simile al primo era li che brucava.

Poi dall’isola sentii le risa di un bambino, ed aguzzando la vista lo vidi che correva nudo e felice sguazzando vicino ad una figura più grande, un uomo che beato giaceva sdraiato nell’acqua bassa.

Era la rappresentazione della felicità e sembrava quasi emanare un’aurea di pace attorno a se.

Notò la mia presenza, e da lontano mi salutò con la mano.

Risposi al saluto e poi sentii la voce di Alina dire: “Ma chi stai salutando??”

Fu come svegliarsi da un bellissimo sogno nello stesso luogo del sogno.

Dovevo avere una faccia da perfetto idiota dato che anche i cani mi guardavano girando la testa da un lato all’altro come quando sentono un suono alieno.

“ah ecco io… niente, pensavo..” e mi ritrovai a guardare ancora verso l’isola.

Solo che non c’era nessuno, e non c’era nemmeno il cavallo che era alle mie spalle.

“non è che hai notato un cavallo venendo qui eh?”

“un cavallo?”

“si uno di quelli.. sai con 4 zampe belli e veloci”

“no non ho notato nessun cavallo, ho notato solo che sono due ore che sei sparito e sono dovuta venire a cercarti! Non sai il casino per far attraversare il ponte ai cani! Tarallo non ne ha voluto sapere ed ha attraversato direttamente la palude!”

Tarallo era inguardabile, era melmoso e di un altro colore…

“mmm.. bel posto eh?” dissi.

“si.. splendido davvero.. da restarci qualche tempo”

“già… ma Gypsy non credo che riuscirebbe a passare il ponte..” dissi.  (Gypsy è il nostro furgone camperizzato.)

“no non credo, però potremmo farci una doccia, tornare, piantare qui la tenda e restarci a dormire..”

“Eh, non sarebbe male come idea… di certo non saremmo stati i primi a farlo..”

“no certo che no… mentre eri chissà dove ho avuto tempo di leggere un po’ di storia su questo luogo..” disse Alina.

“eh…?” la incalzai.

“sembra che in passato ci vivesse un eremita, li sull’isola di San Nicola.”

“E’ dedicata a San Nicola?”

“si.. prima era un tempio dedicato ad Afrodite Eneide.

“A quanto ho letto un tale T. Mamaloukas ha scritto di un uomo che ci viveva con sua moglie Eva Palmer e con suo figlio Glauco. Sembra che il figlio avesse imparato prima a nuotare che a camminare.”

“ah…”

“si da quello che ho letto era nudo la maggior parte del tempo.”

“eh.. come viveva questa famiglia felice?”

“di pesca e di caccia, la moglie Eva amava vestirsi come una Greca antica e cavalcare i suoi splendidi cavalli Serbi, spesso andavano a caccia insieme qui di fronte, nell’Acarnania.

“doveva essere una donna stupenda, con i suoi capelli folti e rossi .”

“ah ecco..”

“che c’è? Di solito ti piacciono queste storie..” chiese Ali.

“si si infatti mi piace. E l’uomo come si chiamava?”

“Angelos Sikelianos, ed era un poeta.”

Inspirai profondamente, poi dissi “eh si che qui le ispirazioni non ti mancherebbero….”

“già.. allora.. montiamo la tenda?”

“un’altra volta. Oggi lasciamoli stare in pace…. Li abbiamo appena conosciuti..

…Un’altra volta…”

Fine dell’estratto

Relax a Diavassidia. La laguna blu.

 

Oggi la splendida spiaggia Diavassidia, erroneamente chiamata Gyra, è una rinomata meta turistica.

C’è un chioschetto in legno con un tetto di paglia, delle sdraio sulla sabbia ed il silenzio è a tratti disturbato dal ronzio del generatore elettrico che alimenta i frigoriferi, ma solo nelle giornate di calma di vento. Quando spira il Maestrale il ronzio è assente essendo il generatore posizionato sottovento alla spiaggia.

Bibi

Il ponte è sempre malandato ma sicuro, a patto di non camminarci nel mezzo in 200 alla volta.

E’ un posto splendido, dove guardando attentamente ed acuendo i sensi ci si riesce a distaccare dalla musica delle casse e dal vocio della gente.

Basta aspettare il tramonto e fare due passi più in la, verso l’isola di San Nicola per ritrovare la pace del luogo ed immergersi nell’atmosfera mistica che lo permea, la stessa che doveva ispirare le poesie di Angelos che qui ci visse per davvero come un eremita con la moglie Eva che oltre a galoppare sui suoi cavalli amava danzare la zorba nuda;

con suo figlio Glauco che imparò davvero prima a nuotare e dopo a camminare;

con una sua nipote diciassettenne, l’indomabile Sasha, alla quale per punizione rasò i folti capelli neri;

Con un paio di servi e tre o quattro pescatori.

Rimasero qui fino al 1951, l’ultimo anno della sua vita libera e selvaggia come il luogo che aveva scelto per viverla.

Fate qualche passo più in la, e chissà, magari con un po’ di immaginazione potreste notare le orme di un cavallo Serbo lanciato al galoppo.

 

 

 

 

VIDEO LAGUNA BLU

 

8 pensieri riguardo “Diavassidia, la laguna blu.

  • Fantastico, una favola vera!!! Faccio quasi fatica ad immaginare le forti emozioni che si può provare in un luogo tanto magico. Resterei a leggerti per ore così non sentirei il mondo intorno. Grazie

    Rispondi
    • Cara Marzia grazie per le tue belle parole.
      Fabio

      Rispondi
  • Voglio esserci alla presentazione del libro,complimenti sei davvero bravo

    Rispondi
  • Claudio Selmi

    Sei riuscito a trasmettermi il profumo e l’essenza del luogo. Bravo. Un altro capitolo è scritto!

    Rispondi
    • Grazie mille Claudio. Gentilissimo come sempre.

      Rispondi
  • Angela Argentino

    Sotto la sabbia intorno al ponte di legno di sono dei molluschi per piatti da gourmet: gli anemoni di mare e altre specie

    Rispondi
  • Una favola leggere questa storia, come una favoka deve essere stata la loro vita in quell’angolo idilliaco di paradiso. Mi prenoto già il tuo libro!

    Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *